Da anni il gruppo giovani della Sicilia si impegna ad essere presente nel quartiere Jungi, quartiere a rischio in periferia di Scicli (paese di Montalbano, per intenderci). Ieri facevamo i conti: questo sarà l’ottavo anno in cui andremo a fare il Campo Fuori Le Mura ad Agosto, durante il quale incontreremo le famiglie del quartiere, i bambini che ci aspettano per giocare e i bambini ormai cresciuti che hanno già preparato il pallone.
Ieri siamo andati a Scicli, per incontrare Caterina Riccotti, assessore dei servizi sociali e vice sindaco del Comune. Dopo tanti anni di piccoli passi, dopo tanti tentativi nel cercare di comunicare con le parrocchie, i servizi sociali e i vari gruppi, una risposta ufficiale: ci siamo accomodati nella sala del Consiglio (Melo e Davide in pantaloncini da calcio, Turi con la maglia del Calcio Catania, pronti per giocare in quartiere il pomeriggio), e abbiamo iniziato a parlare di Jungi, delle situazioni che incontriamo, di quello che i bambini chiedono, della fatica che fanno alcune famiglie. E’ nato un bel dialogo, un bell’incontro per entrambe le parti: ha spinto noi a chiedere cosa possiamo fare, come possiamo essere più utili per la realtà che incontriamo, e i rappresentanti comunali a chiedere come poterci accompagnare nel nostro essere presenti in quartiere. Un incontro che è solo l’inizio di un cammino che adesso non faremo da soli, dodici ragazzi che con un pallone e un repertorio di bans sperano di poter fare qualcosa. Un bel dialogo dal quale dovrebbe nascere una rete, tra comune, noi e le altre associazioni, “perchè non ci sia più periferia, ma una grande città in cui tutti vi abitino“, immagina la vice-sindaco.
Finito l’incontro, ci siamo fermati tra noi, prima di ripartire con destinazione Jungi (principale motivo per cui eravamo venuti). Ci diciamo che è andata bene, iniziamo a immaginare quante cose potremo fare quest’estate, nuovi scenari per il quartiere, progetti, laboratori, proposte rivoluzionarie varie.
Ma oltre tutte le speranze e i sogni che abbiamo, oltre i progetti che pensiamo e la voglia che abbiamo di cambiare il mondo, è il quartiere che ci riporta sulla terra e ci ricorda quanto poi basta la semplicità: Andrea, vent’anni, quando siamo arrivati ci è venuto incontro dicendo: “chiamo i rinforzi e si gioca a pallone, e quest’estate se siamo tanti facciamo un bel torneo” (traduzione dal siciliano) . E Sara, sei anni, “Lo sapete che quando ci siete voi c’è più gioco qui?”
I ragazzi stessi ci ricordano che infondo il nostro Fuori le Mura dovrebbe essere questo: andare oltre le mura per incontrare le situazioni che spesso vengono emarginate, per viverle con semplicità attraverso il gioco con i bimbi e i ragazzi, intessendo relazioni con le famiglie, per poi raccontare, farci antenna, dare voce alle ingiustizie che incontriamo.
“Ecco la nostra visione” conclude Giorgio (detto il Mister), animatore del gruppo “cercare di scavalcare e magari abbattere queste inutili mura”
<3
Che belli i vostri pensieri. Un grazie dalla zona delle marche (e dalla comunità tutta).