“Salve a tutti!
Mi chiamo Marco Corbani, ho 18 anni e mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza in Grecia, con il Campo Fuori le Mura.
Inizierei con dire che il viaggio in nave è stata una esperienza estenuante, visto che durato quasi un giorno;
La Grecia che ho conosciuto io, o più strettamente Atene, non è come si dice quando si va in vacanza. Quando si parla della Grecia tutti pensano a Mikonos e quando si parla di Atene si pensa alla parte turistica e di conseguenza più ricca.
La mia impressione di Atene invece è stata che è una città molto grigia, quasi tetra, sotto certi punti di vista, ma è una città piena di storie umane veramente toccanti.
Il campo consisteva in 3 “servizi”: il servizio alla Capanna di Betlemme, alla casa famiglia e l’unità di strada, 3 “servizi” veramente fantastici e toccanti.
Ma in particolare due mi hanno colpito molto, il “servizio” alla Capanna di Betlemme e l’unità di strada;
La Capanna di Betlemme mi ha colpito perchè, da un ex-bordello qual’era, dove l’umanità ed i diritti umani venivano calpestati, lavorando con malta, stucco e vernice, incazzandoci ogni tanto, il pensiero di non farcela sempre fisso in testa, ma mettendo tutti noi stessi, da quel bordello è nato un ambiente di famiglia e d’amore, l’amore che ogni uomo dovrebbe ricevere.
E qui mi collego all’unità di strada, perchè in strada si scoprono tantissime storie che fan riflettere, anche se la lingua ostacolava, ma bastavano i sorrisi di quegli uomini, sorrisi veri, facevano risuonare in mente una frase:-Il lavoro che stiamo facendo non è inutile!!-.
Conoscere chi,probabilmente,andrà ad abitare in quella casa,che è stata trasformata da ODIO ad AMORE…sarebbe bello se i muri parlassero per sapere cosa è pensano;
Le cose che cose che mi hanno colpito, dal punto di vista emozionale, sono tante, ma in particolare 3, il coraggio di Filippo e Fabiola, la famiglia che abita li, l’unica famiglia della comunità, anche se da soli riescono a fare cose meravigliose; la seconda, gli incontri con i senza tetto, sentire le loro parole e vedere i loro visi distrutti,ma che hanno ancora della speranza, per andare avanti; la terza cosa che mi ha colpito è stata al ritorno, al porto di Patras, si sente tanto parlare, attraverso i mezzi di comunicazione, di uomini,donne e bambini,che si legano sotto i camion per attraversare il mare, ecco vederli ti strappa il cuore e vedere le guardie che controllano tutto i mezzi di trasporto fa salire rabbia e fa capire quanto,anche se in piccolo, siamo avari.
Ma sono SICURO che se 28 ragazzi, hanno trasformato l’odio in amore, ogni singolo uomo, anche nelle proprie città, può dare amore a chi non ne ha.
GEIA’ SOU
Marco Corbani, San Marino“