Quest’anno, dal 28 dicembre a 1° gennaio si è tenuto a Basilea (Svizzera) il tradizionale incontro della Comunità di Taizé rivolto ai ragazzi fra i 18 e i 35 anni di età.
Ogni anno i volontari si impegnano per preparare l’accoglienza dei gruppi e predisporre l’animazione nelle parrocchie, ma il loro compito si fa ancora più incisivo all’arrivo dei treni dei partecipanti e nel corso delle giornate: indicazioni logistiche, allestimento e pulizia dei luoghi di lavoro, distribuzione dei pasti, preparazione dei luoghi di preghiera, animazione degli incontri di condivisione. È una formula sperimentata esattamente da quarant’anni quella degli «incontri di Fine Anno» della Comunità di Taizé, che si tengono alternativamente in diverse cittadine europee, una formula che ha resistito nel tempo.
L’appuntamento di preghiera ecumenica giovanile ha attirato 20mila ragazzi provenienti dalle parrocchie, gruppi, scuole e non solo. Muniti di zaino, sacco a pelo e gavetta per i pasti, siamo stati ospitati in famiglie e strutture parrocchiali messe a disposizione in città e dintorni per poi ritrovarci nei luoghi di preghiera comuni, nello specifico: la mattina gruppi di condivisione, a mezzogiorno in diverse chiese cittadine e la sera nella St. Jakobshalle o alla St. Jakob-Arena.
Le famiglie sono state incredibilmente accoglienti e disponibili, ed è stato molto bello l’incontro e confronto con coetanei provenienti da diverse nazioni (Germania, Francia, Polonia, Ungheria, Lettonia, Romania, etc). E’ stato un vero e proprio scambio di culture, confessioni, opinioni. Mi ha anche colpito molto l’apertura mentale e il dialogo tra le chiese di questa città: è stato illuminante vedere il prete cattolico alla celebrazione protestante del 31 sera e il pastore alla messa cattolica dell’1 mattina. Ho notato che la loro mentalità è in linea con gli ideali ecumenici della comunità di Taizè.
La scelta della città ha in questo anno, cinquecentesimo anniversario dalla «Riforma» di Lutero, una straordinaria valenza ecumenica. La Comunità di Taizé è tornata in Svizzera in un posto che da cinquecento anni rappresenta un luogo chiave per la convivenza tra i cristiani. Basilea era stata scelta significativamente nel 1989 come luogo per la «1° Assemblea ecumenica», il primo raduno delle chiese in Europa dal XVI secolo.
Ma c’è un altro motivo che lega Basilea alla Comunità fondata da Frère Roger Schutz: anche lui è di origine svizzera (è nato nel 1915 a Provence nel cantone francese). Costruita al crocevia di tre paesi – Francia, Germania e Svizzera – la città si trova nel cuore dell’Europa e quindi raggiungibile senza eccessivi costi di viaggio.
«La luce che abbiamo trovato qui è una luce di pace. Questa notte pregheremo per tutti quelli che conoscono la violenza, l’ingiustizia e la povertà – aveva detto l’attuale priore, di origine tedesca frère Alois, ai giovani riuniti a Riga lo scorso anno – ritornando a casa, ognuno di noi può essere operatore di pace, ognuno può iscrivere la non violenza nella sua vita quotidiana».
Quest’anno nel suo discorso ha portato una testimonianza del recente viaggio in Sud Sudan, al campo di sfollati di Juba e Rumbek, e a Kharthoum, capitale del Sudan. Segno di un impegno a 360° di promozione della pace che si allarga da Taizè, comunità della cittadina francese, al resto d’Europa e poi ancora Medioriente (in particolare Siria e Iraq), resto dell’Asia, Africa (il recente «Pellegrinaggio della Fiducia» in Egitto) e Stati Uniti.