E’ passato un pò di tempo dal suo ritorno dallo Zambia e Francesca è riuscita ora a trovare questo modo originale, leggero ed allo stesso tempo profondo e sensibile, di raccontare
“Non mi è facile, né possibile raccontare le storie di tutti i bambini che ho incontrato. Le ho sentite sulla pelle, le ho lette nei loro occhi e quel che mi resta sono queste foto e un buffo racconto che accenna ad alcuni dei punti più deboli della società zambiana, che si ripercuotono anche e soprattutto sui minori.
Come Caschi Bianchi con la Comunità Papa Giovanni XXIII, oltre a testimoniare, denunciare e raccontare le realtà, siamo invitati a condividere con loro difficoltà e sofferenza, per quanto ci è possibile. E quale modo migliore se non provare ad immedesimarsi in quella che è la loro quotidianità?
Ogni giorno c’è qualcuno che si sveglia e corre in città. Bambini e operatori. Hanno un appuntamento fisso. Nessun bambino merita di essere lasciato solo e abbandonato, c’è chi lavora per voi, dal basso e dall’alto.
Ogni giorno.
Non potendo riprendere in volto la maggior parte dei bambini, ho indirizzato l’attenzione al capo opposto. E poi infine, ho spento i colori che, protagonisti del mio primo sguardo, hanno lasciato posto all’essenziale. ”
Ti scrivo per dirti che sono stanco, e anche piuttosto sporco.
Il mio compagno qui, sì, lui ha più pazienza di me, non si ribella. Io no! Solo perché siamo qui in basso,forse troppo lontani, forse non ci senti, non vuol dire che puoi trattarci come vuoi.