Un’altra domenica di sangue torna a segnare le drammatiche persecuzioni dei cristiani in Indonesia. Una serie di esplosioni ha colpito tre chiese causando la morte di almeno tredici fedeli e ferendone una quarantina.
I kamikaze che si sono fatti esplodere erano tutti membri di una stessa famiglia: il padre, la madre, due figli maschi e due figlie, questi ultimi tutti tra gli 8 e i 13 anni. I tre attacchi coordinati, rivendicati poi dall’Isis, sono stati sferrati a Surabaya, la seconda città più grande dell’Indonesia, situata nella parte orientale dell’isola di Java. La prima esplosione è avvenuta nella chiesa cattolica di Santa Maria alle 07:30 . A seguire le esplosioni in una chiesa pentecostale e in una chiesa protestante con intervalli di una decina di minuti l’uno dell’altro . uno degli attacchi è stato fatto da una donna velata che si è fatta saltare in aria insieme ai suoi due figli piccoli. Gli altri due attentati sono, invece, stati sferrati dal marito e dagli altri figli . Qualche tempo fa i genitori avevano cercato di unirsi all’Isis in Siria, ma non ci erano riusciti.
L’Indonesia è il più grande paese a maggioranza musulmana del mondo ed è colpita dai attacchi di militanti islamici dal 2000. L’intolleranza religiosa è andata aumentando negli ultimi anni. Gli attentati di ieri precedono di qualche giorno l’inizio del ramadan. Soltanto cinque giorni fa i detenuti hanno ucciso cinque poliziotti durante una rivolta scatenata dallo Stato islamico in un centro di detenzione della polizia vicino a Giacarta. Dopo gli attacchi di ieri Papa Francesco ha espesso vicinanza alle comunità cristiane dell’Indonesia e ha pregato per le vittime. “Elevo la mia preghiera per le vittime e i loro congiunti, insieme invochiamo il Dio della pace affinché faccia cessare queste violente azioni, e nel cuore di tutti trovino spazio non sentimenti di odio e violenza, ma di riconciliazione e di fraternità”. – ha detto in Piazza San Pietro dopo la preghiera dell’Angelus.
Che fine ha fatto l’umanità?