Ciao a tutti,
continuano i racconti e le testimonianze dalle vacanze speciali invernali al passo gioioso degli ultimi della storia! Buona lettura
“Non so come mai ma quando torni sei sempre diversa e penso ti faccia un sacco bene.”
Sono tornata da qualche giorno dal #campofuorilemura a Bucarest, Romania e dopo essere rientrata nella quotidianità, ho ricevuto questo messaggio da una mia amica. È proprio come dice Lei: mi sento diversa, cambiata e ciò è grazie a quello che ho vissuto in Romania. Mi piace l’idea di farmi modellare e forse, il mio partecipare al campo è proprio per questo motivo: per non adagiarmi. Molto spesso, immersa nella frenesia della quotidianità, tendo a ristagnare, a trovare un apparente equilibrio ma ciò non è positivo. Per questo, ho scelto nuovamente di trascorrere del tempo nella terra delle contraddizioni per eccellenza: si passa in un istante dal luccichio del centro al grigiore dei block. Mi sembra quasi di poter fare un salto nel passato, tornando a vivere nell’era vittoriana, conosciuta per l’accesa dualità: apparenza e realtà. A Bucarest, tra i tanti ambienti, alcuni scarti della società vivono nel ‘Spital de Boni Cronice Sf.Luca’, di cui mi sembra ancor ora di poter percepire l’odore fetido che invade le stanze dell’edificio talmente anonimo che spersonalizzerebbe chiunque. Mentre scrivo mi riaffiorano i ricordi e riecheggiano le risa colorate dei bimbi di Ferentari. Mi pare quasi di avere accanto Mario che con la sua voce squillante mi dice: ’Salut Alex, ce faci?’. Don Oreste scrive: “È giovane colui che vuole sempre di più, non gli basta mai, per cui è aperto alla vita, non reprime mai il bene, e fugge, ovunque, il male.” I poveri, mi fanno riscoprire di voler essere giovane. La Romania è una nazione caratterizzata da un popolo che non ha opportunità, dunque è priva di possibilità di scegliere. Mario, Ana Maria, Ionut, Andrei, Mihaela non possono essere artefici del proprio destino. Più ci penso e più mi rendo conto della grande occasione che ho: poter essere attrice della mia vita. I ragazzi disabili che ho preso per mano e con cui ho ballato spensieratamente mi fanno comprendere che vale la pena uscire dagli schemi prestabiliti della nostra società nonostante le mille paure e angosce. Una sera, alla Gara de Nord (stazione), insieme ad un gruppetto di giovani, abbiamo incontrato alcuni senza fissa dimora. L’idea era quella di passare del tempo con Loro, fare due chicchere e offrir Loro qualcosa da mangiare. Ho impressa nella mente la scena in cui porgo ad una signora un panino e Lei, non solo rifiuta ma mi offre dei cioccolatini: avevano il sapore della semplicità. È un gesto che mi ha lasciato senza parole. Lei che non ha nulla, mi offre quel poco che possiede. Cerco allora di portare questo esempio alla vita concreta pensando che, ognuno di Noi, spesso, si sente piccolo e impotente. Forse però, dovremmo accettare che, nonostante la nostra piccolezza, anche Noi possiamo compiere gesti grandi. Ora, ti chiedo: “Tu hai una vita piena?” Guardati dentro e se senti di sopravvivere di un equilibrio apparente, scegli di vivere un’esperienza che possa scombussolarti il cuore e fare di Te un capolavoro.
Alessandra Vegis