Ciao a tutti, forse con un po’ di ritardo, vi riportiamo la nostra esperienza del capodanno passato in Romania.
Siamo stati dal 28 dicembre al 5 gennaio… È stata un’esperienza forte e bella.
Personalmente mi frulla in testa questo pensiero:”Essere nati in questa fortuna non implica una rinuncia ad essa, ma un uso intelligente e altruista.”
Emily e Sofia, due ragazze di Riccione, ci raccontano la loro esperienza:
<<Bucarest, stazione centrale.
Sono le 9:30 di sera e il freddo entra nella ossa.
Abbiamo con noi un po’ di pane e qualche mestolo di zuppa calda per qualcuno che, senza averlo chiesto, ci sta aspettando.
Ci fermiamo di fronte ad un piccolo giardino e ,da un buco scavato nella terra, vediamo uscire due uomini.
Ci vengono incontro, felici di vederci.
Scambiamo qualche parola e vorrei poter capire di più, conoscere la lingua per poter ascoltare. Cerco di non perdermi il discorso, nonostante faccia fatica a comprendere, ma ad un tratto tutto cambia.
Iniziano a cantare.
Sì, stanno cantando.
La musica risuona nell’aria, le loro voci si uniscono ed io riesco a sentire, riesco ad ascoltare qualcosa che non ha bisogno di traduzioni e che scalda l’aria. È come se per un istante parlassimo la stessa lingua. Cantano come se fosse necessario,come se tutto il resto non importasse, come se fosse davvero il momento perfetto per sentirsi felici.
Ed io, in un angolo, sento davvero tutto il freddo che non riesco ad abbandonare, tutta la mia povertà. Basterebbe, forse, cantare e celebrare davvero il miracolo della mia vita che, senza nessun merito, è migliore delle loro.
Ma loro cantano, ed io resto in silenzio. Loro cantano anche se il freddo gli congela il viso, perché vogliono sentire dentro quel caldo che fuori non c’è, ma che ora può uscire, e riscalda l’aria.
Allora capisco, allora davvero comprendo ciò che la Romania ogni volta riesce a lasciarmi dentro. È l’incontro con il povero che fa tremare la mia vita. È l’incontro con chi non possiede nulla e che, nonostante questo, si sente felice, che ridimensiona la mia fede. Ecco che lì, in quel canto e in quegli occhi, riconosco il volto di Dio che mi insegna ancora una volta che è nell’incontro con gli altri la più grande bellezza. E allora non c’è davvero nient’altro da capire.
La Romania mi insegna ad amare.>>
<<“Signore, hai spezzato le mie catene!” Quando entro in questa vita cambiano d’importanza tutte le cose perchè ho trovato l’estasi, che vuol dire muoversi dalla stasi, dalla normalità, per entrare in quell’avventura dello Spirito dove c’è la profezia dell’anormalità, dove c’è la profezia della libertà, dove c’è il canto della vita!>> Ecco, queste parole di Don Oreste Benzi hanno descritto pienamente cosa è stata per me la Romania; un’esperienza che ti porta a contatto con l’anormale, con l’assurdo, con il degrado, sostanzialmente, con una realtà diversa dalla nostra. Una realtà e delle persone che chiedono aiuto, che a volte ti cercano e a volte ti schifano, ma non importa, perché è da quei volti lì che capisci quanto il dolore possa cambiare la vita umana, quanto la povertà e la miseria possano distruggere la possibilità di vivere sereni… ed è in quel momento, in cui ti rendi conto di ciò, che sei chiamato a non essere indifferente. In quel momento cambiano davvero d’importanza tutte le cose, perché ciò che hai tu, non basta per renderti felice, perché si è felici solo se chi ci sta a fianco lo può essere in egual modo, perciò sei desideroso di condividere quel poco che sei e che hai con l’altro. La Romania ti ricorda quanto il nostro mondo sia egoista e spesso superficiale, e quanto noi siamo ingrati di tutto ciò che abbiamo. L’avventura più bella invece, è passare in semplicità le giornate, come abbiamo fatto noi coi bimbi di strada o in orfanotrofio, a condividere momenti felici insieme, ad apprezzare ciò che c’è.
Virginia Wolf dice di sé: “ Io vivo nell’intensità”… ebbene, anche questa affermazione mi ricorda la Romania, le emozioni e le sensazioni provate sono indiscutibilmente forti, e ti rendono piccolo ed impotente, ma allo stesso tempo ti danno la forza di reagire, perché sai che in quello che fai non sei solo. Vivere nell’intensità significa non lasciare che le persone o le situazioni, ti scivolino addosso, non essere passivo, non permettere che se delle cose vanno male si aspetti che si risolvano da sole. Siamo noi i protagonisti della nostra vita e decidiamo noi come viverla, io so solo che quello che facciamo determina chi siamo, e che certi volti possono segnare per sempre il nostro cammino di vita. La Romania ha fatto anche questo, ha lasciato un’ impronta nel cuore che mi stimola a dare il meglio di me perché le cose cambino, e perché io possa trovare la felicità ovunque e con chiunque. >>
Emily Lepri
Sofia Bernardini
Autore: Samuele