Filippo ha diciotto anni, ad Agosto ha avuto la possibilità di vivere anche quest’anno il campo Fuori le Mura organizzato dall’Apg a Matasari, in Romania. Spesso non è semplice raccontare quello che si vive durante esperienze così forti; quando lo abbiamo chiesto a lui, ci ha risposto così:
“Non so mai bene come raccontare la Romania, le emozioni che si provano o gli incontri che si fanno. Però ogni volta che torno a casa ho bene in mente una cosa: il mondo fa fatica a cambiare.
Se mi fermassi a questo dato di fatto potrei passare la mia vita sul divano, in casa e potrei anche accontentarmi di passare ogni sabato in centro a fare sempre le stesse cose. Però allo stesso tempo nelle mie mani sento che il Signore mi ha affidato un compito grandissimo, ovvero quello di cambiare la mia vita.
E allora non posso più aspettare e sento il dovere di fare le valigie e partire, di entrare in una baracca piena di topi, con i muri imbrattati e il materasso ormai marcio per pulire e ridare dignità alla quotidianità di una famiglia.
Forse è proprio questo il punto, la Romania mi fa sentire in dovere di non restare indifferente di fronte a dei bambini con degli occhi che gridano giustizia nei confronti di un mondo che sembra li abbia abbandonati nella povertà.
Sicuramente ho poco da offrire, d’altronde sono un ragazzo insicuro, che non capisce molto bene la loro lingua e che sicuramente non sa comunicarci, ma a loro non serve questo ma qualcuno che gli sorrida e che gli doni anche solo due ore in cui possano sentirsi bambini, al di fuori delle violenze che subiscono tutti i giorni, di qualcuno che nonostante i loro rifiuti sappia restare a cantare una canzone stupida e a ridere insieme a loro.
In fondo non si costruiscono palazzi in Romania, non si riempie la pancia di chi non mangia da un mese, ma si porta l’umanità laddove vi è una società che punta alla perfezione cercando di nascondere un popolo di poveri.
La Romania ha tanto da insegnare, ma prima di tutto ti fa capire quanto siano superflue tutte le nostre fissazioni e quanto siano necessarie le relazioni.
La Romania ti insegna che non è tanto una questione di soldi, ma di amore.
La Romania è negli occhi di un bambino che vive all’estremo delle periferie dell’umanità.”
Filippo, da Rimini