Consigli per chi vuole iniziare.
Qualche parola da chi, in strada, le ragazze le incontra da tempo.
Ciao a tutti,
avete notato che a Febbraio ci sono stati degli eventi contro la tratta di esseri umani, e contro chi obbliga delle donne, ragazze o bambine a prostituirsi? Perfino chi sta al governo ha proposto un disegno di legge a riguardo di questi scambi di “merce”!
Non voglio però scrivere per pubblicizzare le belle cose successe in questi eventi, neppure per far diventare questo scritto un terreno di scontro tra chi è d’accordo con la legalizzazione della prostituzione o meno. Quello che voglio mostrare sono le parole di chi spende la vita con queste ragazze, di chi le va a trovare tutto l’anno, non solo durante l’evento nazionale.
Nella speranza che qualcuno sia rimasto incuriosito e sia interessato a provare cosa vuol dire fare “Unità di Strada”, ad uscire a trovare queste ragazze mercificate, questo scritto propone le parole di chi da anni fa esperienza di questi incontri e quindi riporta i loro consigli a chi vorrebbe iniziare o comunque affacciarsi su questo mondo!
A loro le parole.
Quando e come ti è nata l’idea di uscire in strada per trovare le ragazze?
Chiara- Quello delle ragazze di strada è un fenomeno che mi ha sempre colpita… Fin da piccola vedere le ragazze da sole di notte ai bordi della strada mentre io ero in macchina con i miei genitori mi sembrava un’ingiustizia. Poi da adolescente e giovane andavo col gruppo giovani della comunità Papa Giovanni XXIII a Milano per incontrare le persone senza dimora, per la strada vedevamo molte ragazze e nessuno si fermava per chiedere come stavano, mentre dai senza dimora eravamo in molti, a volte troppi.. Da lì, da questi pensieri, grazie a una collaborazione col comune di Milano è nata l’unità di strada.
Marta-Per me è stato casuale, ho iniziato a Cuneo nel novembre 2011, facevo parte di Libera e il presidente aveva organizzato una fiaccolata con la Papa Giovanni XXIII per una ragazza che era stata trovata bruciata viva, un membro dell’associazione, Luca Fortunato, era venuto a fare una testimonianza con alcune ragazze nigeriane. Dopo la fiaccolata, un mio amico decise di andare a fare l’unità di strada con le ragazze a Torino e tornato mi aveva raccontato l’esperienza che aveva avuto, incuriosita ho chiesto se potevo andare anch’io ed è così che ho iniziato.
Roberta-L’idea è nata dalla presenza delle ragazze a Piacenza in numero sempre più considerevole prima solo ai margini, nella periferia, poi sempre più verso il centro. Ho deciso che andava fatto qualcosa.
Cos’è essenziale sapere per chi vuole vivere questa esperienza? E magari si avvicina a questa per la prima volta…
Chiara- Consiglierei di avvicinarsi con rispetto ma senza paura… È un contesto particolare ma pur sempre un incontro tra persone. Questo incontro è la cosa più importante, che può cambiare la tua vita prima ancora di quella della ragazza. Consiglierei anche di ascoltare chi ha più esperienza e di dedicare un po’ di tempo alla formazione prima di iniziare, da responsabile vorrei ribadire questo concetto perché mentre a noi potrebbe non succedere nulla, finita l’uscita si torna semplicemente a casa nostra, le ragazze che lasciamo rimango loro sulla strada con i loro aguzzini, non sicuramente felici di avere gente che propone una diversa possibilità alle “loro” ragazze…
Marta- Essenziale togliere gli occhiali rosa con cui guardiamo il nostro mondo e metterci un altro paio di occhiali, gli occhiali di queste ragazze che hanno le lenti del mondo da cui vengono loro, importante poi sospendere il giudizio, andare oltre i vestiti succinti che indossano e le risate da stupide, tutti muri che non ci permettono di incontrare l’altro e che loro stesse usano per difendersi.
Roberta-L’essenziale per chi sceglie di uscire è il rispetto, nel senso che si devono annullare pregiudizi e convinzioni, si deve usare delicatezza perché siamo di fronte a carne crocifissa, ferita, violata, spesso senza la possibilità di recuperare.
Cosa augureresti a chi vuole iniziare?
Chiara- Auguro loro di sapersi mettere in gioco, nella giusta misura, rispettando quindi gli spazi e i tempi delle ragazze.
Marta- Gli auguro che le ragazze li possano disarmare come hanno disarmato me e che gli venga quel mal di stomaco da non capirci più niente, da no capire più che senso ha la nostra vita e che senso hanno le nostre giornate. Gli auguro che questi incontri possano diventare uno stimolo per mettersi in discussione e cercare di non tirare fuori sempre e solo i nostri occhiali rosa ma anche un paio diverso.
Roberta- Augurerei a chi vuole uscire di sentire la profonda ingiustizia che queste ragazze vivono, perché se io, un’amica che ti è molto cara o comunque qualcuno a cui vogliamo molto bene fossimo nate in Nigeria o Albania o Romania oggi forse saremmo sulla strada al loro posto. La vita è un dono prezioso, ha un grande valore e ognuna di noi ha il diritto di viverla.
Spero che questo articolo possa aiutare chi era interessato all’esperienza dell’Unità di Strada e che aiuti anche chi da tempo lo fa a rinnovare il desiderio di cambiamento per queste ragazze.
Auguro a tutti un buon fine settimana e per chi volesse qualche informazione in più su come e dove la Comunità Papa Giovanni XXIII lotta contro le attività di schiavitù e contro la tratta di esseri umani, cliccate qui.
A presto!
Giorgio