C’è una città c’è un palazzo all’ultimo piano c’è una luce azzurra fioca sottomarina e c’è una piccola stanza. C’è un vecchio che guarda la televisione.
Lo hanno lasciato lì dicendo “Dai nonno che noi usciamo, ma non lamentarti: la televisione ti fa compagnia”. Ma il vecchio non si sente in compagnia. Guarda la televisione facce di gomma criminali vanitosi gente che non ha niente da insegnare. Preferirebbe qualcuno che gli parlasse o suonasse qualcosa.
Allora il vecchio va alla finestra e vede che nella finestra di fronte, in una stanza uguale in un palazzo quasi uguale all’ultimo piano, c’è una vecchia coi capelli d’argento come lui che guarda la televisione. Guarda facce di gomma criminali vanitosi gente che non ha niente da insegnare. E anche la vecchia si alza dalla poltrona va alla finestra e vede tante finestre con la luce azzurra fioca sottomarina. E dentro tanti vecchi e vecchie lasciati lì soli dicendo: ” Be’ , non lamentatevi, tanto c’è la televisione che vi tiene compagnia”.
E c’è anche un bambino davanti alla televisione , da solo. E il bambino va alla finestra e vede tutti quei vecchi alla finestra e la luna e tutti si guardano e nessuno dice niente, bisognerebbe urlare da finestra a finestra , ma non sta bene. Allora improvvisamente il primo vecchio del primo palazzo sale sul davanzale della finestra. E’ in pigiama, fa freddo ma non gliene importa. Sale un po’ a fatica, sta in bilico e si sporge, guarda la strada sotto dall’ultimo piano. E tutti i vecchi e le vecchie e il bambino lo guardano e stanno col fiato sospeso. Gli unici che non se ne accorgono sono le facce di gomma i criminali vanitosi quelli che non hanno niente da insegnare.
E il vecchio sta in piedi sul davanzale della finestra sospeso nel buio e sembra che ascolti qualcosa. In effetti c’è un piano che suona lontano dall’altra parte della città. Una musica che il vecchio ballava nei giorni in cui non si sentiva solo, anzi non era solo e non avrebbe mai pensato di poter essere un giorno così solo. E nessuno allora gli diceva : “be’, di cosa ti lamenti tanto hai la televisione che ti fa compagnia”. E il vecchio ascolta quel piano lontano, un filo fragile di melodia, e annusa l’aria per capire da che parte viene la musica. E dondola avanti e indietro e tutti capiscono che sta per buttarsi giù. E trattengono il fiato e hanno paura.
E il vecchio si butta e precipita ultimo piano nono piano ottavo settimo piano sesto quinto quarto ma ecco che di colpo spalanca due grandi ali nere da uccello. E si arresta in aria e le sbatte e prende quota e vola in alto tra i palazzi. E la vecchia coi capelli d’argento dice be’ se ci riesce lui ci riesco anche io. E si butta e sbatte due ali nere da cornacchia e va dietro al vecchio. E anche un vecchio con la barba bianca salta giù e apre due ali da gabbiano, strilla, picchia nel muro dei palazzi, perde penne e la dentiera ma vola anche lui. E anche il bambino allora si butta ma ha delle ali piccolissime, non sa usarle, sta precipitando arriva il vecchio e al volo lo prende in spalla e lo porta via verso quel piano che suona lontano. E diventano piccoli piccoli mentre scompaiono nella luce della luna. E lasciano soli quelli che avevano detto di non lamentarsi perchè si sentivano soli. E le facce di gomma e i criminali vanitosi e quelli che non hanno niente da insegnare. Quelli che non ascoltano un piano lontano di notte, e non credono che i vecchi possano avere le ali, ne’ che uno possa sentirsi solo davanti a una televisione.
Quelli che forse non salteranno mai giù da un ultimo piano. Ma se lo faranno…nessuno volerà a salvarli.
tratto da “Le Beatrici” di Stefano Benni