“Resistere vuol dire darci da fare e accogliere i segni di speranza che si affacciano al nostro orizzonte. Questa speranza si chiama progetti, impegno, onestà, sporcarsi le mani, allora Resistere vuol dire esserci.
Nel Vangelo, 109 volte la grande protagonista è la strada, luogo della festa, dell’incontro, del faccia a faccia, ma è anche il luogo della sofferenza. La strada insegna. Bisogna camminare sulla strada. Sulla strada si impara, non si insegna.
Sono grato a tante persone fragili e deboli che hanno insegnato a noi, che hanno riempito la nostra vita. La strada è stata la vostra scelta: è il luogo dove ogni sapere cozza con i nostri limiti. Ti pare di aver capito tutto e invece devi apprendere l’accoglienza, il riconoscimento delle persone. La strada è per me il luogo della speranza. 109 volte nel Vangelo si parla di strada: Gesù ha trasformato i luoghi di fatica in luogo di speranza. Stiamo dentro, stiamo sulla strada, impastiamoci con la storia, usciamo dai nostri recinti. Percorriamo con passione, con creatività la strada che ci ha insegnato il metodo dell’ascolto. Vi auguro l’umiltà del sapere, lo stupore dell’approccio, la continuità dell’impegno. Buon cammino sulla strada.
Resistere, esserci, ma con il coraggio della denuncia, ma mai per sentito dire. Oggi manca profondità… sono troppi quelli che assassinano la speranza. La rassegnazione di tanta gente è una morte dolorosa… E la Chiesa sia per il mondo, non per se stessa, non pensi a difendere se stessa; a difendere la Chiesa ci pensi lo Spirito Santo… noi siamo chiamati a difendere gli ultimi. A schierarsi contro la cultura mafiosa che puzza di morte e a guardare avanti. Ci vuole la testimonianza cristiana e la responsabilità civile, cioè saldare la terra con il cielo.
La stanchezza è umana, ma non la rassegnazione; questa non ci può appartenere. Ci sono fatiche da affrontare ma non sono mai tempo perso. C’è una definizione di etica che io condivido detta da di Liegro: “ l’etica è insegnare a ragionare criticamente, non in maniera astratta, ma partendo dai fatti”.
Allora il nostro impegno:
• fare e dare ragione del nostro fare,
• comunicare quello che facciamo per dire che è possibile,
• giustizia e carità sono indivisibili : “ tu dai il pane, ma sarebbe meglio che nessuno avesse fame” (sant’Agostino),
• siamo chiamati a contrastare le politiche di ingiustizia, confliggere, reagire, chiedere alle istituzioni la giustizia e far leva sull’opinione pubblica,
• dimostrare e fare con la ricerca: dimostrare dati, numero, metodo,
• fare, ricercare, documentare,
• lavorare nella prospettiva di speranza,
• creare alleanza con i territori, con quelle persone che credono alle nostre realtà.
• Non parliamo di società civile, non è degna di questo nome; parliamo piuttosto di responsabilità,
• Siate profeti, leggete il presente oltre le apparenze cogliendone i possibili sviluppi.
Sono profetiche le parole che parlano al cuore e alle coscienze, che creano liberazione e speranza. La profezia è sempre tensione, mai soluzione, si gioca tutto nel presente aperto al futuro anche se porta a correre rischi e a fatiche. E lasciatevi guidare dalla Spirito. Lo Spirito è il vento che non lascia dormire la polvere.”
di don Luigi Ciotti