Oggi si festeggia santa Bakhita, la schiava santa. Per ricordarla, molti gruppi della Papa Giovanni anche stasera saranno accanto alle schiave della strada, ragazze giovanissime che sulla strada continuano a lasciarci l’anima.
Ogni giovane che va ad incontrare le ragazze con le unità di strada, si porta poi dentro una carica fortissima, non riesce a spiegarsi come sia possibile una tale ingiustizia e la domanda che torna sempre nel cuore è… ma come posso fare di più? come posso essere di più per queste ragazze che sento sorelle, sento amiche? come fare in modo che la sofferenza e il male che vivono finiscano?
è disarmante il senso di inutilità che si prova, di fronte a ingiustizie tanto grandi, è disarmante il sentire tanto affetto e sentire allo stesso tempo che non basta.
Una ragazza ha voluto condividere queste forti sensazioni con Papa Francesco. Ha voluto donare a lui, che molte ragazze sentono come loro padre, il forte senso di impotenza che sente e la sua grande voglia di amare.
E, da buon padre, Francesco ha risposto!
di sotto la lettera scritta da Amalia e la risposta di Francesco!
Vinci, 12 febbraio 2017
Salve Sua Santità, sono Amalia, ho diciannove anni e abito a Vinci, vicino Firenze.
Ho la coscienza che le parole che sto scrivendo molto probabilmente non verranno mai lette e prese in considerazione. Ma in questa lettera non voglio parlare di me ma di una questione molto più importante: la tratta delle Donne !
Mercoledì 8 febbraio si ricordava Santa Giuseppina Bakhita, per questa occasione l’equipe dell’anti tratta della Comunità Papa Giovanni xxiii ha organizzato molti eventi di sensibilizzazione in tutta Italia. Io ho scelto di partecipare alla fiaccolata contro la prostituzione che si è tenuta a Marina di Massa perché da circa sei mesi ho deciso di far parte del gruppo che ogni venerdì notte incontra le ragazze che vendono il proprio corpo. Giovedì ho scritto due righe su come ho vissuto l’esperienza di incontro con le ragazze, nonostante siano mesi che vivo questa esperienza, ogni volta c’è sempre qualcosa di speciale: un abbraccio, una parola, un sorriso, una lacrima…
E così, vorrei condividere quelle parole che ho scritto .
<< Se penso a ieri, a stanotte mi vengono in mente queste parole ” Si, il Nome credetemi NON È IRRILEVANTE ma è la prima cosa assieme allo sguardo che ti permette di stabilire il contatto, che ti permette di avviare la comunicazione, nel Vangelo in qualsiasi passo la chiamata attraverso il NOME È RILEVANTE, Gesù ci chiama per nome continuamente.” Queste sono le parole che scriveva Giovanni dopo uno dei tanti sbarchi al quale si è reso partecipe. Sbarchi, barche, gommoni, precarietà della vita .
Ieri c ‘ero, ci stavo, ero presente, il mio sguardo vivo, io ero colore (o almeno così mi sentivo): viva. La messa mi ha riempita. Ho scelto con consapevolezza, come nelle ultime settimane , di andare a Sarzana ad incontrare le sorelline nigeriane. Abbiamo incontrato Anna : probabilmente domenica va a pranzo da Roberto, che gioia sarebbe se riuscisse ad accettare questo invito! Esther, penso che abbia sofferto così tanto in questi ultimi mesi che la sua corazza è così spessa.. però poi lo vedo, quando riceve un ‘ attenzione che esce dai suoi soliti schemi lei cambia . Esther è stata una delle primissime ragazze che abbiamo conosciuto, l ‘abbiamo vista una volta a settembre: era terrorizzata. Dopo quell’incontro non l ‘ abbiamo più vista. Scomparsa. Fino a qualche settimana fa. Il suo sguardo basso e spaventato si è trasformato, più sicura. Ma quando abbassa gli occhi, come faceva mesi fa, è proprio lì che la colpiamo. Il piercing, la sua risata utile solo all’ apparenza per allontanare le paure e le sofferenze.. davvero, ma quanto avrà sofferto in questi mesi ??
Manuela non si è fatta viva, inizialmente aspettava un cliente. Poi non si è avvicinata, noi l’abbiamo chiamata e siamo andati a cercarla. Ma niente !
Poi, ci siamo fermati nella stradina laterale. Dove abbiamo finito il giro, come la scorsa volta.
Ho salito gli scalini per arrivare fino al porticato, Nancy ha ricambiato il mio sguardo e con un tono di voce molto dolce e fraterno ha ripetuto il mio nome per due o tre volte. Quanto è suonato dolce il mio nome dalla sua bocca!! Ed io, che l’aspettavo, in quel momento non sono stata in grado di dirle niente, solo un abbraccio che valeva più di mille parole !! Nancy mi ha chiamata per nome, mi aspettava !! Abbiamo continuato il discorso che avevamo iniziato la scorsa settimana. Mi ha raccontato meglio della Libia, ha una cicatrice sulla spalla, dolorosa quanto tutto ciò che i suoi occhi hanno dovuto sopportare: mi ha mostrato delle foto e dei video, uomini sgozzati, cadaveri, soldati armati . E poi una foto del suo barcone, gommone se così lo vogliamo chiamare ma di fatto non si capiva se tutte quelle persone camminavano sull’ acqua oppure c ‘ era davvero qualcosa a sostenerli sotto . Davanti a lei mi sento proprio incapace, io, ma con il peso di tutta l ‘ umanità addosso. Dobbiamo e possiamo fare di più e meglio! Ma non ho la più pallida idea di cosa io, concretamente, posso fare, allora l’ho chiesto a Nancy … e dopo una serie di “Non ti preoccupare .. è ok ” con un sorriso, per farmi felice, mi ha detto che prova a pensarci.
Cosa possiamo fare noi europei ?? Nancy è una ragazza d ‘ oro, bellissima, intelligente, brillante e tutto quello che ha passato non è giusto !! Nancy la sento ancora Viva, Energica, nonostante tutto. Se non vuole parlarmi di alcune cose non ride, non alza un muro, ha ancora la forza di dirmi : “Parlare di questo mi fa ancora troppo male, e non voglio piangere, magari la prossima volta ne parliamo ” poi, con sorpresa di entrambe, si lascia andare e arriva a raccontare di sé e della sua sofferenza. Il suo abbraccio è stato più vivo del mio, ma a questo giro sono stata io a pronunciare il suo nome diverse volte prima di andare via .>>
La quasi totalità delle ragazze nigeriane che si prostituiscono sono arrivate con i barconi: hanno lasciato il proprio paese d’origine, la famiglia, gli amici, hanno azzardato un viaggio che le ha portate fino alla Libia dove hanno subito violenze e torture per mesi e poi, con fiducia hanno attraversato il Mediterraneo.
Quando incontriamo le ragazze portiamo loro del thè, dei biscotti e un caldo abbraccio, parliamo, le conosciamo, cerchiamo di capire e proponiamo loro di venire nelle nostre case di accoglienza. Ma molto spesso ci dicono di no, rimandano, hanno paura.
Io vorrei poter fare di più per Nancy, per Manuela, per Esther, per Anna, per Giudith, per Silvia, per Rose, per Success, per Sandra, e per tutte le ragazze che nel buio della notte vendono il proprio corpo . Per tutte quelle ragazze che stanno aspettando un’ alternativa, delle braccia aperte pronte ad accoglierle che però mai non troveranno. Vorrei che il mondo si mobilitasse per loro e per tutti coloro che sono nella sofferenza e cercano ancore alle quali aggrapparsi, se solo ci rendessimo conto che ognuno di noi può fare di più, che ognuno di noi è una ricchezza per il proprio vicino.
Le affido Tutte le Sorelline della Strada.
Un abbraccio, Amalia”