Durante il convegno Una vita x amare, uno dei temi affrontati è stato quello del carcere.
Diverse sono state le testimonianze: quella del CEC, quella delle persone che ci hanno fatto il percorso e hanno avuto la possibilità di riscattarsi, delle famiglie che hanno accolto come figli ragazzi dal carcere e dei giovani che vanno ad incontrarli negli istituti penali. Sono esperienze diverse tra loro, impegni diversi che vengono vissuti da ognuno in modo particolare, ma la cosa che le accomuna tutte è il fatto che si sente davvero forte quello in cui il Don credeva tanto: L’UOMO NON è IL SUO ERRORE.
Se pensiamo al carcere, quali sono le cose che ci vengono in mente? durante un momento di confronto, molti hanno risposto: pericolo, sbarre, violenza, senso di chiuso. Sbaglio. Sono cose che vengono in mente a tutti, a pensarci, cose che se entri in carcere ti porti dietro, con un senso di paura. Sai che andrai ad incontrare persone che hanno sbagliato, e questa è una consapevolezza che ti pesa tanto entrando.
Poi incontri l’altro, e incontri un ragazzo che ha la tua stessa età o quella di tuo figlio, che ha un sogno come te, la tua stessa voglia di spaccare il mondo. Così con naturalezza ti riconosci fratello, ti riconosci padre, madre, amico. E l’idea dell’errore cade, non ha più peso, adesso incontri l’uomo, che ha molta più importanza di tutto ciò che ha fatto.
MariaConcetta, dalla Sicilia, pensando alla sua esperienza in carcere scrive: “Ogni volta che varco la soglia d’ingresso ho come la sensazione di entrare in una “Terra di Mezzo”. Lì sembra che il tempo si sia fermato in attesa di giudizio e che i giovani che vivono li dentro siano fantasmi per chi vive la frenesia del quotidiano. Parole fatte di “Silenzi”, giri di chiavi “per esistere”, tonfi di passi “alla ricerca di una via”, una porta che sbatte “per poterne aprire un’altra”.
Ma non tutte le porte del cuore si riescono ad aprire e chiudere con l’ordine giusto.
Cosi nel Parlare con i ragazzi detenuti, nel sentirli scambiare tra loro le battutine, nel respirare la fatica di tutti nel dover indossare una maschera che si perde nell’imbarazzo dell’ incontro con l’altro e nella fatica di provar ad esser se stessi, SENTO DENTRO DI ME IL DESIDERIO DI STARE, di non aprire e chiudere velocemente le porte. Si perché questo mi lascia a bocca asciutta, la fatica del condividere dentro ad un carcere la propria vita e le proprie storie mi fa sentire forte il peso del tempo che uccide. Il tempo, che è tipico della gioventù, nel carcere uccide! Uccide la persona e le possibilità. Uccide i sogni, di cui i giovani detenuti a volte non ne conoscono le potenzialità…
Mi chiedo… Come riattivare il tempo? Come possiamo far riaffiorare i sogni nello stare insieme? …nel canticchiare dopo la messa o facendoci 4 tiri a pallone? Come poterci scambiare le nostre esperienze, le nostre realtà e imparare a vivere la vita gli uni dagli altri?
Le risposte non le ho…. Ma andando ad incontrare i giovani detenuti, andandoli a prendere in carcere per uscire e fare un’esperienza di lavoro in cooperativa o partecipare ad un campo estivo, sento forte che i fantasmi non esistono, che esistono persone, che l’uomo non è il suo errore, ma un Volto da incontrare e con cui sorridere. E questo mi piace raccontarlo, per renderlo possibile!
E questa condivisione è vita…lo è ogni volta che vado con i giovani del mio gruppo, ogni volta che porto con noi I miei figli, di 1 e 3 anni…Loro, con i giovani del carcere, sono molto piu bravi di me…
Gli sguardi cambiano…
I sorrisi vengono fuori…
Le possibilità e i sogni volano…
E si riparte!”
La prima volta che ci sono andata io avevo il terrore di entrare , perché ero abituata a quello che diceva la gente su di loro e quello che mi raccontavano per strada. Quando poi ci sono entrata tutto è cambiato. Era una esperienza fantastica e sentire le loro esperienze,parlare con loro mi ha fatto capire che le persone non vanno giudicate ma prima devono essere ascoltate. Io sono del opinione che ognuno di noi può sbagliare ma solo se c’è la condivisione si può andare avanti nonostante i nostri difetti
Una volta una mia compagna stava parlando dei carcerati, e diceva:” io non ci andrei neanche morta. Perché sono degli ladri, assassini , drogati ecc.” Io dissi :”non è assolutamente vero quello che pensi. Si, possono essere come dici tu, ma una cosa hanno di diverso da noi: che nonostante tutto vanno avanti, che anche se hanno fatto degli errori grazie a carcere e alla fede verso Dio li dimenticano.”